Libri umanistici bene in vista (anche) grazie all’Open Access
“La tecnologia non è né buona, né cattiva, tantomeno è neutra”. Stimola la riflessione, la prima e la più celebre delle sei “leggi” che lo storico americano Melvin Kranzberg ha proposto per comprendere lo sviluppo tecnologico e il suo impatto sulla vita sociale. Quando la tecnica della stampa a caratteri mobili si è diffusa in tutta Europa sotto l’impulso di quell’inventore geniale che era Gutenberg, ha cambiato il destino di questo bene comune che è il libro, rendendolo riproducibile a basso costo e rendendolo universalmente accessibile. È stato un bene o un male? Per lungo tempo le opinioni si divisero tra chi era favorevole alla libera circolazione del sapere e chi pensava fosse necessario evitare che il popolo accedesse a conoscenze suscettibili di rimettere in questione l’ordine stabilito.
Seicento anni dopo, sembra ripetersi la stessa diatriba: il libro digitale è opportunità o minaccia per la conoscenza come bene comune? Le due opzioni hanno i loro difensori e più particolarmente, nel campo del sapere accademico e dell’edizione scientifica, è il dibattito sul libero accesso alle pubblicazioni in rete a dividere il pubblico.
Ma possiamo porre la questione in termini un po’ diversi: in un mondo in cui il dominio della tecnologia non è mai stato tanto forte, ad essere in gioco è l’esistenza stessa del libro e il suo posto nel nuovo ecosistema tecnologico. L’attenzione degli individui è progressivamente, e sempre più interamente, attirata dai nuovi media, e questo in tutte le dimensioni della loro vita personale e professionale, compreso quindi quando si tratta di informarsi e di accedere alla conoscenza. Per il libro, quindi, la questione non è tanto quella di sapere se la tecnologia sia “buona” o “cattiva”, ma di sapere piuttosto se lui, il libro, può tenersi ai margini di questa grande trasformazione senza mettere in pericolo la propria esistenza.
Scegliendo l’edizione digitale in accesso aperto, OpenEdition crea le condizioni perché i libri umanistici, che sono la forma più completa e ad oggi insuperata per diffondere un pensiero complesso e una conoscenza del mondo sociale nei suoi tratti più impercettibili, siano integrati e trovino il loro posto, bene in vista, in questo nuovo ecosistema. In ogni caso sono queste le idee e le proposte che difenderemo al XXVII Salone internazionale del libro di Torino, il cui tema principale è, appunto, il “Bene”.
(traduzione dal francese a cura di Alessia Smaniotto)