La valorizzazione della ricerca nel XXI secolo | #SalTo30
Cosa accade ai libri e alle riviste prodotti dalla ricerca dopo che sono stati stampati? Come si può pensare e articolare la terza missione dell’università? Tre diverse e complementari forme di comunicazione della ricerca sono state al centro dell’incontro curato da OpenEdition sulla valorizzazione della ricerca nel XXI secolo, il 22 maggio al Salone del Libro di Torino.
Paola Claudia Scioli, vice-presidente dell’AICUN, l’associazione italiana comunicatori d’università, sottolinea l’importante evoluzione che ha coinvolto la comunicazione in ambito universitario. Oggi, fare comunicazione all’interno dell’università significa svolgere un ruolo che si occupi non soltanto dei rapporti dell’università con la società, ma anche lavorare al suo interno, un’attività strategica fondamentale finalizzata anch’essa alla valorizzazione della ricerca. Se il digitale ha facilitato il rapporto con gli “stakeholders”, è tuttavia importante l’esistenza di una mediazione capace non solo di trasmettere il ruolo sociale dell’università, ma anche di fornire strumenti ai ricercatori affinché le modalità di comunicazione della ricerca siano adatte allo scambio tra pari e nel contempo fruibili anche da un pubblico più vasto, che presenta caratteristiche eterogenee e che è portato a consultare i diversi contenuti di ricerca. All’interno del mondo universitario, il comunicatore supporta gli scambi tra ricercatori e lavora con loro in un contesto di comunicazione diffusa. In questo senso vengono organizzati workshop con la finalità di formare queste figure di mediatori e in futuro anche i docenti per affrontare i grandi cambiamenti che hanno interessato il mondo universitario.
Andrea De Bortoli, direttore di Agorà Scienza, centro universitario per la comunicazione scientifica diretta, presenta invece un ulteriore aspetto della comunicazione della ricerca, legato alla necessità dell’università di dialogare con il territorio e la società. A partire dal 2006, Agorà Scienza è il servizio che propone progetti per avvicinare l’università al pubblico, con l’obiettivo di trasmettere la ricerca e questo non soltanto nei suoi aspetti più spettacolari. Il progetto più recente è Frida (Forum della Ricerca di Ateneo), iniziato nel luglio del 2016 e il cui scopo è sperimentare un nuovo modo di comunicare la ricerca. Frida è un portale in cui sono i ricercatori a raccontare il loro lavoro, tramite interventi scritti e contributi video, secondo una struttura che non segue i dipartimenti ma procede per temi, di cui emerge la dimensione multidisciplinare. Questo strumento, nato per la valorizzazione della ricerca e per veicolarla fuori dai confini dell’ateneo, incontra esattamente il target per cui era nato. Anche in questo caso vengono proposte delle scuole estive per dottorandi, per formarli alla comunicazione della ricerca verso un pubblico che necessita modalità di trasmissione diverse rispetto a quelle che si operano tra pari.
Un terzo modello è infine rappresentato da Hypotheses.org, portale di blog di ricerca sviluppato da OpenEdition, dedicato a contenuti negli ambiti umanistici e nelle scienze sociali, presentato da Alessia Smaniotto, coordinatrice del progetto OpenEdition Italia e formatrice al blogging accademico. Con Hypotheses.org viene meno ogni mediazione e a emergere sono le modalità stesse con cui si fa ricerca nelle scienze umane e sociali. È una piattaforma in cui professori, studenti, ricercatori possono testare la propria ricerca, interagire in maniera collaborativa con altre ricerche e comunicare la propria ricerca contribuendo in maniera immediata e diretta al dibattito pubblico.