Editoria Open Access: nuovi ruoli per biblioteche accademiche e University Press – Resoconto dalle Stelline 2017
Elena Giusti è bibliotecaria e laureanda al Master Internazionale Digital Library Learning
Esaminare a fondo le problematiche editoriali per una possibile collaborazione tra biblioteche accademiche ed University Press nella realizzazione dell’Accesso Aperto delle pubblicazioni nell’ambito delle università: questa l’idea alla base del workshop organizzato dal Master internazionale DILL e svoltosi al Convegno Stelline 2017,un’opportunità per aprire una discussione sull’ Open Access e ripensare i modelli editoriali accademici per trovare infine un modello di editoria sostenibile. Attorno al tavolo, relatori con un’esperienza concreta di politiche Open Access.
La prima parte del Workshop è dedicata ai rinnovati ruoli delle biblioteche accademiche nell’editoria universitaria.
Il contesto tedesco, illustrato da Christoph Blasi dell’università Johannes Gutenberg di Magonza, è stato utile per un confronto con il nostro contesto nazionale sul ruolo delle University Press nella diffusione dell’Open Access. La domanda a cui si tenta di rispondere è infatti la seguente: possono le University Press avere un ruolo specifico nella risoluzione dei problemi ancora insoluti dell’Open Access?
Presso la comunità accademica della Germania, anche se a favore dell’Open Access, non risulta essere il miglior modello che risponda agli obiettivi immediati dei ricercatori. Non c’è quindi una reale necessità di adottare l’Open Access come modello editoriale, e in questo non si individua alcun ruolo risolutore delle University Press. Le problematiche ancora irrisolte del modello Open Access sono percepite anche nel contesto tedesco:
- I costi generali del modello, e la scarsa rilevanza/diffusione nel mondo accademico (solo il 13% delle pubblicazioni nell’Unione Europea)
- Non c’è di fatto sicurezza sulla reale economicità del modello OA, per la comunità dei cittadini
Altre motivazioni, di natura sia legale sia economica ma anche legate alla tradizionale editoria accademica tedesca, sono sostenute dagli oppositori dell’OA. In Germania la legislazione vigente sul copyright non obbliga gli autori alla pubblicazione ad accesso aperto, anche se il prodotto delle loro ricerche si deve a finanziamenti pubblici. La prospettiva di porre un obbligo legislativo di pubblicazione ad accesso aperto è percepita, anche da tutta la comunità accademica, come contraria al principio fondamentale della libertà della ricerca accademica, e al diritto dell’autore di decidere del luogo per la sua pubblicazione in maniera autonoma; il modello OA non può funzionare per quelle discipline che possono portare a risultati brevettabili; senza gli editori, intermediari per la diffusione al pubblico, gli autori dovrebbero farsi carico del “self-marketing”.
[Le slide dell’intervento di Christophe Blasi sono disponibili su Slideshare]
E in Italia?
Un’indagine sui servizi per l’editoria Open Access delle Biblioteche accademiche, condotta da Maria Cassella, coordinatrice della Commissione AIB CNUR, e Anna Maria Tammaro, ci apre ai primi risultati. In Italia, biblioteche accademiche e University Press sono tendenzialmente separate. L’indagine registra un quadro poco omogeneo, senza coesione di scelte e caratterizzato da scarsa collaborazione. Delle 30 University Press italiane, 15 aderiscono al Coordinamento UPI. Un dato rilevante è che grande parte delle biblioteche accademiche gestisce servizi di editoria (il 60%) che comprendono attività di digitalizzazione, gestione di archivi istituzionali, supporto a progetti di informatica umanistica. Il 18 % non pianifica alcuna attività editoriale. Anche i business model scelti variano molto: il 10% delle biblioteche finanzia le pubblicazioni Open Access, create dagli autori dell’ateneo di appartenenza, usando il proprio budget . Tra gli ostacoli evidenziati per la gestione di attività editoriali da parte delle Biblioteche, vi sono l’insostenibilità dei costi da parte delle biblioteche e la competizione con le University Press interne e ufficiali, aspetto che ancora una volta avvalora l’ipotesi di una diffidenza verso la collaborazione.
[Le slide dell’intervento di Maria Cassella sono disponibili su Slideshare]
Proposte: biblioteche che svolgono il ruolo di University Press
Vediamo alcune esperienze concrete di biblioteche che assumono il ruolo di University Press presentate al workshop.
Pep Torn, direttore della biblioteca dell’Istituto Universitario Europeo, sostiene che i bibliotecari e il gruppo di lavoro che gestisce le University Press debbano collaborare, e optare per le possibilità innovative date dall’editoria digitale; i bibliotecari possono proporsi di innovare il proprio ruolo puntando sui servizi di editoria digitale dei prodotti della ricerca; offrire servizi editoriali complessi, anche in modalità condivisa per creare “ecosistemi di reti ad accesso aperto”.
La storia di CADMUS, un esempio di repository istituzionale ad accesso aperto per i prodotti della ricerca, con la funzione di “accrescere il materiale pubblicato in versione elettronica, e di semplificare la procedura di presentazione dei paper”, ha mostrato come un repository istituzionale può proporsi come alternativa ad una University Press di Ateneo. Torn propone un confronto tra i workflow di ciascuno, nella gestione delle pubblicazioni scientifiche. I vantaggi su cui le biblioteche possono lavorare:
- la maggiore velocità di pubblicazione (si parla di lavori che sono già oggetto di valutazione)
- la ‘natività digitale’ degli archivi istituzionali, da cui:
- la possibilità di raccogliere dati d’uso e formulare statistiche
- il ‘multi-formato’, puntare sulla varietà dei formati multimediali utili (mobipocket, ePub, ecc.)
D’altra parte, le biblioteche dovrebbero trarre ispirazione dalle University Press su alcuni punti:
- Una promozione dei contenuti depositati negli archivi istituzionali programmata ed energicai bibliotecari devono diventare esperti di controllo della qualità delle pubblicazioni, aumentare e approfondire conoscenze e competenze in materia di diritti d’autore e di circolazione dell’informazione digitale, cercare la collaborazione permanente con i docenti, le scuole di Information Science e quelle di Library Science
- definire una policy chiara di Open University Press, che si affidi all’open access come strumento di maggiore visibilità.
[Le slide della presentazione di Cadmus sono disponibili su Slideshare]
Valeria Lo Castro, dell’Università Federico II di Napoli, ci presenta le scelte tecniche e politiche per la gestione centralizzata dell’editoria accademica ad accesso aperto. Il progetto Universities SHARE (Scholarly Heritage and Access to research) infatti centralizza l’accesso a servizi bibliotecari condivisi tra sei atenei. SHARE Press è la declinazione di un progetto di gestione comune di piattaforme editoriali in dialogo tra loro, all’interno di un sistema integrato, e che si fa garante della qualità delle pubblicazioni. Le scelte tecniche del servizio mirano alla massima visibilità delle pubblicazioni all’interno dei maggiori aggregatori internazionali. Le policy di sostegno all’accesso aperto, tramite il riferimento alle Raccomandazioni europee per l’Open Access e le Linee Guida CRUI-Gruppo Open Access, sono rese esplicite sulle piattaforme. I software utilizzati sono conformi ai protocolli che garantiscono l’interoperabilità, l’interscambio di dati e metadati, e l’indicizzazione su cataloghi online e portali open access. I dati bibliografici sono strutturati come linked open data.
[Le slide della presentazione di SHARE sono disponibili su Slideshare]
Il ruolo delle University Press: esperienze
Nella seconda parte, sono state illustrate alcune esperienze concrete di University Press che hanno scelto modelli economici ad Accesso Aperto.
Fulvio Guatelli è il direttore della Firenze University Press, il cui obiettivo dichiarato è “favorire la disseminazione di pubblicazioni scientifiche di qualità garantite dal proprio comitato scientifico e nel rispetto dei diritti d’autore”. La pubblicazione delle monografie e riviste accademiche è in formato sia digitale che cartaceo, con modello economico misto, che combina accesso a pagamento per il 50% delle monografie in edizione digitale e cartaceo e accesso aperto completo per il 50% delle monografie in edizione digitale e per la totalità delle riviste peer review in digitale. I costi di una rivista peer review comprendono tutte le fasi della procedura: produzione, distribuzione, indicizzazione, infrastruttura tecnologica, ‘spese generali’. Il business model prevede:
- Spese di submission/pubblicazione pagate dall’autore
- Quota di partecipazione pagate da associazioni culturali
- Finanziamenti istituzionali e sponsorizzazioni (università, government, foundations, companies)
La proposta per il futuro prevede delle University Press che collaborino con gli editori scientifici, come centri di servizio che gestiscono in prima persona la disseminazione della ricerca certificata. Si dovrà discutere su: le procedure ANVUR di valutazione della ricerca, il ricorso a nuovi strumenti “misti” per la valutazione stessa (bibliometria / peer review / informed peer review), le infrastrutture digitali, dataset e indici dei prodotti della ricerca, distribuzione di fondi pubblici per la ricerca ponderata secondo metri qualitativi.
[Le slide dell’intervento di Fulvio Guatelli sono disponibili su Slideshare]
Lucia Staccone ci illustra il progetto di Roma TrE-press come esempio di University Press ad accesso aperto nata da un progetto sperimentale nato dal basso, per volontà di bibliotecari, un’esplicita richiesta di ‘aiuto’ e collaborazione fatta dagli autori ai bibliotecari, per la necessità dei primi di ottenere visibilità all’interno degli aggregatori internazionali. Il gruppo di lavoro è esiguo: un totale di 7 persone, di cui 3 bibliotecari, 2 docenti che si occupano delle scelte scientifiche e delle norme editoriali, e un’esperta di comunicazione. L’iniziativa ha scelto l’accesso aperto come modello editoriale strategico in opposizione a quello tradizionale, con l’obiettivo dichiarato di dare visibilità e qualità alle pubblicazioni. Il valore dell’iniziativa è quello di aver portato a ripensare in modo nuovo i ruoli tradizionali all’interno del processo editoriale (autori, editori, biblioteche). Di aver creato un dialogo tra settori tradizionalmente separati. Gli obiettivi di Roma Tre-Press vedono un beneficio reciproco delle ‘parti’ coinvolte: permettere la pubblicazione e disseminazione di contenuti prodotti dagli autori dell’ateneo a costi bassi; promuovere la modalità di pubblicazione ad accesso aperto presso gli autori. La sfida aperta resta quella di garantire la sostenibilità del progetto nel lungo termine.
Proposte di iniziative di servizi University Press sono auspicate anche dagli autori. Enrica Salvatori, direttrice del Laboratorio di Cultura Digitale dell’Università di Pisa, ha portato il punto di vista degli “Umanisti in cerca di editore”. Le University Press sbagliano nel proporsi quali concorrenti delle case editrici commerciali con modalità di pubblicazione tradizionali, rafforzando la valutazione ‘privatizzata’ (determinata da pochi), i settori culturali più ‘appetibili’ e la promozione di riviste costose. Le University Press dovrebbero puntare su:
- modalità di disseminazione della conoscenza rinnovate: pubblicazione di riviste e monografie digitali, della cura di blog accademici, funzionali alla comunicazione e diffusione rapida di contenuti di qualità accademica (dibattiti, notizie, recensioni, progetti e risorse, resoconti, vedi le voci della barra dei menu dal blog «Leggere, scrivere, e far di conto» )
- pubblicazione di riviste o monografie Open Format, a commento aperto o ‘revisione paritaria aperta’, con bibliotecari con ruoli di mediazione della comunicazione, gestione dei commenti
- progetti digitali, vedi l’edizione digitale del Codice Pallavicino, dotata di ISBN e DOI, risultato del progetto Codice Pelavicino Digitale
- collaborazione con i settori ICT e Informatica Umanistica e umanistica digitale
[Le slide dell’intervento di Enrica Salvatori sono disponibili su Slideshare]
In conclusione, secondo Pierre Mounier (Open Edition, servizio universitario che si pone come importante intermediario tra biblioteche accademiche, University Press ed editori) le biblioteche di ricerca dovrebbero sì fornire servizi specifici di editoria universitaria per la propria specifica comunità di riferimento, ma con il coinvolgimento di altre e più infrastrutture. Mette in evidenza una doppia caratteristica comune alle iniziative di intraprendere una University Press:
- nascono con l’obiettivo di soddisfare bisogni specifici di comunità locali, che solo in fase di disseminazione mira ad aprirsi ad un livello globale.
- sono gestite da piccoli gruppi di tecnici o di collaboratori
È il secondo elemento quello che denota la fragilità di queste iniziative di biblioteche accademiche con servizi di University Press: il workflow da gestire è estremamente articolato per fasi, attività e competenze in campo: possono questi piccoli team di bibliotecari/esperti farsi carico di tutto questo con efficacia ed efficienza? Per sostenere queste iniziative devono necessariamente coinvolgere infrastrutture che dispongono di forze maggiori, definendo i termini della collaborazione.
Conclusioni
Nella diffusione della scienza, le University Press dovranno avere un ruolo imprescindibile ai fini della propria sopravvivenza, per acquisire nuove risorse e crescere. Le biblioteche avranno un ruolo determinante mettendo in campo le proprie competenze di gestione, disseminazione e conservazione dell’informazione digitale, a patto che cerchino la collaborazione con le University Press.
La garanzia della sostenibilità del modello dell’Open Access è un punto ancora aperto.
Data la esigua disponibilità di budget di cui le biblioteche dispongono, i bibliotecari devono:
- puntare a migliorare le competenze legate ai passaggi del workflow per la pubblicazione digitale
- mirare all’innovazione e alla sperimentazione che il mondo del digitale permette
Il filo conduttore che lega ogni possibile riflessione scaturita dagli interventi riportati resta la problematica della collaborazione.